Si è tenuto dal 22 al 25 giugno, a Tirana, in Albania, l’incontro annuale dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa dal titolo: “Da Ecclesia in Europa al Sinodo sulla sinodalità. Chiesa in Europa in cammino a 20 anni dall’esortazione di San Giovanni Paolo II”.
Accolti dalla Conferenza Episcopale Albanese, i segretari generali hanno avuto, anche, l’occasione di celebrare la Santa Messa nella cattedrale di Tirana, nella chiesa di Santa Lucia a Durazzo, e a Casa Betania, una delle opere di misericordia visitate da Papa Francesco durante il suo viaggio in Albania il 21 settembre 2014, che fu anche il primo viaggio apostolico del suo pontificato.
Introducendo i lavori, il vescovo Gjergj Meta, segretario generale della Conferenza Episcopale Albanese, ha ricordato che il tema dei lavori declina tre realtà importanti come “Chiesa, Europa e Sinodo”, e ricordato che “la Chiesa è innanzitutto un mistero che riflette la luce, la Chiesa è la sposa di Cristo che va amata e servita, la Chiesa ha impregnato l’Europa con il Vangelo da cui deriva principalmente il grande comandamento dell’amore”.
L’arcivescovo Gintaras Grušas, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha ricordato come nella Ecclesia In Europa di San Giovanni Paolo II, di cui il 28 giugno si celebrerà il ventennale dalla promulgazione, si trovassero già molte delle sfide che ancora oggi sono attuali in Europa, dalla necessità di una profonda formazione a quella di mettere Cristo al centro, ma anche i rischi della tecnocrazia, la costruzione di un mondo non cristiano, l’impegno della Chiesa di portare a tutti la speranza di Cristo”.
“Mentre viviamo una nuova guerra nel cuore dell’Europa oggi – ha detto l’arcivescovo Grušas – guardiamo alle parole di San Giovanni Paolo II con la consapevolezza che il nostro primo impegno debba essere precisamente guardare a Cristo come speranza dell’Europa. Solo con lui, e attraverso di lui, possiamo creare una città dell’uomo in Europa che sia in pace con la sua storia, riconciliata e indirizzata verso un futuro prospero perché costruita nello sviluppo integrale di ogni uomo e donna”.
La prima sessione dei lavori è stata introdotta da una relazione dell’arcivescovo Charles J. Scicluna di Malta, sul tema “Quale speranza per la Chiesa in Europa?”. Ripercorrendo i passaggi salienti della Ecclesia in Europa, l’arcivescovo Scicluna ha messo in luce che l’esortazione sottolineava alcune sfide che offuscavano la speranza, come “lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane”, ma anche i segnali che invece aprono a quella speranza. In particolare, Giovanni Paolo II offriva come programma pratico per la Chiesa in Europa – ha detto l’arcivescovo di Malta – quattro punti: proclamare il mistero di Cristo, testimoniare nell’unità e nel dialogo, in comunione con le Chiese particolari, insieme con tutti i credenti; evangelizzare la vita sociale.
Nella seconda sessione dei lavori, si è parlato di “Presenza piena di speranza in un mondo post-cristiano: una prospettiva pratica della nuova evangelizzazione oggi”. La relazione è stata affidata al Dr. Johannes Hartl, direttore della Casa di Preghiera di Augusta. Partendo dalla sua esperienza come animatore di incontri di preghiera, Hartl ha chiesto di avere una postura di umiltà nei confronti delle sfide del mondo, che significa “lasciare le proprie convinzioni andando verso il livello degli altri”, perché “molte persone secolarizzate non hanno idea di quello che è la Chiesa”. Ha invitato i presenti a “focalizzarsi sulla missione”, avendo una prospettiva che “metta Dio al centro”, sottolineando che questo era anche uno degli approcci della Ecclesia in Europa.
La terza sessione di lavoro ha, invece, affrontato la ricezione del Documento Finale di Praga e la presentazione dell’Instrumentum Laboris per il Sinodo. È stato padre Giacomo Costa, SJ, a tenere la relazione. Padre Costa è consultore della Segreteria Generale del Sinodo, ed è stato anche il coordinatore del Comitato di Redazione del Documento Finale dell’Assemblea Sinodale Continentale che si è tenuta a Praga dal 5 al 12 febbraio 2023.
Padre Costa ha sottolineato che non è corretto definirlo “Sinodo sulla sinodalità”, perché si tratta piuttosto di un “Sinodo sulla vita della Chiesa”, che cerca di comprendere come questa vita si può articolare intorno a “Comunione, Missione e Partecipazione”. Il consultore della Segreteria del Sinodo – che ha preso parte anche alle assemblee di Nord America, Sud America ed Asia – ha sottolineato che le tappe continentali hanno mostrato alcune sfide comuni, tra cui lo smarrimento della memoria, la paura di affrontare il futuro, l’affievolirsi della solidarietà, il diffondersi di una antropologia senza Dio e senza Cristo.
Ha, poi, messo in luce che il Sinodo non va vissuto come una contrapposizione in cui ci saranno vincitori e vinti, perché “la fede non è un fattore di divisione come la storia dell’Europa sembrerebbe suggerire”. Per quanto riguarda la tappa continentale europea, ha ricordato che l’incontro è stato “l’unico senza un documento pre-preparato”, perché si voleva “una trasparenza e partecipazione totale”. Si è trattato, secondo padre Costa, di una “esperienza spirituale che ci ha mostrato che possiamo dialogare”, tanto che molti “hanno detto che vogliono che questo stile diventi lo stile delle Chiese”.
Padre Costa ha anche ricordato alcuni momenti di “tensione” nel dibattito a Praga, per esempio nel rapporto tra aggiornamento e fedeltà alla tradizione; in quello di una polarizzazione che descrive un Occidente secolarizzato e un Oriente antimoderno; su come tenere insieme verità e amore. Dietro queste tensioni, ha detto, “c’è un pluralismo nelle concezioni della missione”.
I segretari generali hanno tutti fatto un breve rapporto sulle sfide che affrontano nelle loro nazioni, presentando una situazione particolarmente variegata. Alle loro relazioni si sono aggiunte quelle del segretario generale della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE) e quelle dei segretari delle Commissioni CCEE su Giovani, Famiglia e Vita, Evangelizzazione e Cultura, Pastorale Sociale.