Con il benvenuto di S. E. Mons. Ladislav Nemet, arcivescovo di Belgrado e vice presidente del CCEE, è cominciata l’annuale Assemblea dei presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa. Nel suo discorso, l’arcivescovo ha descritto l’attuale contesto religioso e sociale della Serbia, con 6,3 milioni di abitanti dei quali 300 mila sono cattolici organizzati in una arcidiocesi, tre diocesi e un’eparchia greco-cattolica: un paese multiculturale e multietnico dove cultura del dialogo e cooperazione sono alla base della convivenza civile.
Della Serbia come paese dei confini dove si incontrano varie tradizioni ha parlato nel suo saluto il nunzio apostolico in Serbia, S.E. Mons. Santo Gangemi, ricordando che la Serbia è anche terra di cristiani, fecondata dal sangue di non pochi martiri e resa illustre dalla presenza di santi che hanno segnato la storia della Chiesa, come il soldato Ambrogio. Ha, infine, ricordato come la dimensione missionaria sia uno degli elementi costitutivi della Chiesa, senza la quale verrebbe meno il compito assegnatole da Gesù di andare e portare l’annuncio ricevuto gratuitamente; solo nello slancio missionario la Chiesa si rinnova e cresce.
Nell’aprire i lavori, S. E. Mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del CCEE, ha ricordato le tante situazioni di conflitto, in modo particolare l’Ucraina, il popolo armeno e gli abitanti della Terra Santa e ha rinnovato l’appello ai “Responsabili delle nazioni di fermare la guerra e lavorare per una pace giusta. Non vogliamo rassegnarci alla guerra, non ci stancheremo mai di pregare per la pace”.
Presentando il trasferimento della sede del CCEE da San Gallo a Roma, ha raccontato l’inaugurazione e la benedizione dei nuovi uffici fatta nei giorni scorsi dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, alla presenza di alcuni prefetti di dicasteri vaticani e ambasciatori europei accreditati presso la Santa Sede. “Con la nuova sede di Roma, ha ribadito il presidente del CCEE, si vuole contribuire a rafforzare la collaborazione e lo scambio dei vescovi europei tra loro e con la Santa Sede e avviare rapporti di consulenza con esperti di diversi ambiti”. Una scelta che potrà dare un nuovo impulso pastorale e uno slancio ecumenico, in particolare nell’anno giubilare e durante il cammino sinodale.
Ha rinnovato, poi, la gratitudine a Papa Francesco per l’incontro familiare e per le sue preziose indicazioni, in occasione dell’udienza concessa alla Presidenza del CCEE per fare il punto sulle attività del Consiglio e individuare le priorità per la Chiesa nel Continente. “A Papa Francesco abbiamo presentato anche le iniziative in ambito ecumenico che, come CCEE, stiamo portando avanti: l’aggiornamento della Carta Ecumenica europea del 2001, il cui testo ci verrà presentato in questa assemblea per eventuali suggerimenti prima della firma ufficiale che prevediamo di fare nella domenica della Divina Misericordia del 2025, anno in cui la data della Pasqua coincide per tutti i cristiani; e il primo incontro con il Consiglio direttivo della Conferenza permanente delle Chiese ortodosse orientali in Europa (OCE) guidato dal suo presidente, l’arcivescovo armeno Khajag Barsamian”.
In preparazione alla seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità, il presidente Grušas si è soffermato sul ruolo che gli Organismi continentali e le Conferenze Episcopali possono avere per vivere e far crescere la sinodalità e su quale sia il valore di un’assemblea continentale, invitando i vescovi “a ripensare il ruolo del CCEE e il suo impegno per l’evangelizzazione in Europa; a valutare una eventuale suddivisione in aree geografiche che accresca la collaborazione fra i vescovi della stessa regione europea così da facilitare l’ascolto delle nostre comunità e assicurare un maggior servizio al territorio”.
Infine, ha invitato tutti a prepararsi per il Giubileo ormai alle porte perché “sia un evento di grazia per le nostre comunità e i nostri Paesi e sia l’occasione per testimoniare che Cristo è l’unica speranza per l’uomo. La speranza non delude, ci ricorda il Santo Padre nella Bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’anno 2025: La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino”.