Le sfide della Chiesa in Europa sono ampie, e vanno dalla necessità di implementare il cammino sinodale voluto da Papa Francesco fino alle questioni della difesa della vita di fronte ad una società sempre più in balia della “cultura della morte”, come raccontano diversi fatti di cronaca degli ultimi tempi, passando per la risposta agli abusi, l’intelligenza artificiale, le questioni della giustizia e della pace. L’arcivescovo Gintaras GRUŠAS, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europa, ha tratteggiato queste sfide in una ampia prolusione che ha dato il via ai lavori della plenaria del CCEE.
La plenaria si tiene a Malta dal 27 al 30 novembre, e riunisce i 39 membri del Consiglio, di cui trentatré sono presidenti Conferenze episcopali nazionali. A loro si aggiungono gli Arcivescovi del Lussemburgo, del Principato di Monaco, l’Arcivescovo maronita di Cipro e i Vescovi di Chişinău (Moldavia), dell’Eparchia di Mukachevo e dell’Amministrazione Apostolica dell’Estonia, che rappresentano la Chiesa cattolica nel continente europeo in 45 Paesi.
Dopo i saluti istituzionali, con una particolare menzione al Cardinale Robert Francis PREVOST, OSA, nuovo prefetto del Dicastero dei Vescovi, che partecipa per la prima volta alla plenaria, il presidente del CCEE ha delineato le grandi sfide dell’Europa, in un periodo “drammatico del continente”, perché “per il secondo anno celebriamo una assemblea plenaria con una guerra nel cuore del nostro continente”. Tuttavia, guardando all’esempio di San Giosafat, di cui ricorre il 400esimo anniversario della morte, l’arcivescovo GRUŠAS ha ricordato che l’Europa ha “storie di santità che ci uniscono e che sono in grado di alleviare le ferite della storia”.
Nella sua prolusione, il presidente ha anche ricordato le origini del CCEE, la sua vocazione unitaria che, ha detto, non deve essere persa, nonostante un possibile adeguamento degli Statuti del Consiglio nella nuova realtà storica, e con uno sguardo al metodo delle “conversazioni spirituali” che è stato seguito al Sinodo.
Riguardo l’impegno nel Sinodo su “Comunione, Partecipazione, Missione”, il presidente del CCEE ha sottolineato che “il nostro compito, come pastori, è stato quello di metterci in ascolto del popolo di Dio, di ascoltarne le istanze, di portarle all’attenzione dei nostri fratelli vescovi. Non abbiamo lavorato in senso politico, non abbiamo resistenze da superare”.
Per quanto riguarda le sfide in Europa, la prima è quella della pace. Il presidente ha ricordato che l’ultimo Sinodo si è celebrato mentre “gli attacchi terroristici di Hamas, che condanniamo fermamente, provocavano una escalation militare di Israele nella Striscia di Gaza, anch’essa da condannare perché la violenza non può essere un modo per difendere una causa”, e ha plaudito all’attuale tregua.
Per il secondo anno, ha aggiunto l’arcivescovo presidente, “la guerra in Ucraina non cessa di interrogarci”, anche perché “il flusso di rifugiati nei Paesi europei ha richiesto un surplus di sforzo alle nostre Chiese particolari, che si sono impegnate a dare non solo assistenza umanitaria, ma anche pastorale, a quanti sono stati accolti. Auspichiamo che si raggiunga presto l’intesa di una pace giusta, nel rispetto del diritto internazionale, che è una delle grandi vittime di questa situazione”.
Quindi, l’arcivescovo GRUŠAS ha sottolineato la risposta delle Chiese al dramma degli abusi, ricordando i vari rapporti di alcune Chiese nazionali e chiedendo ancora una volta perdono alle vittime, garantendo l’impegno affinché gli abusi non accadano più. “La Chiesa – ha aggiunto – si sta impegnando in un faticoso e doloroso processo di purificazione e riconciliazione”. E ha ricordato che “il vero volto della Chiesa non è quello degli abusi. Guardiamo con orgoglio ai nostri tanti sacerdoti e persone consacrate, impegnati ogni giorno ad accogliere, accompagnare e consolare tanti nostri fratelli e sorelle, ad aiutare gli ultimi della società, a diffondere il Vangelo anche a costo della vita. Li ringraziamo per il loro servizio generoso e la loro testimonianza evangelica”.
Un’altra sfida è quella dei cristiani perseguitati: i rapporti dicono che il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo, ma è un dato di fatto che la persecuzione avviene anche in Europa. L’arcivescovo presidente ha citato l’ultimo rapporto annuale dell’Osservatorio sulla Intolleranza e la Discriminazione dei Cristiani in Europa, pubblicato il 16 novembre scorso, che ha documentato che nel 2022 ci sono stati 748 casi di discriminazione anticristiana in 30 diverse nazioni d’Europa, una crescita esponenziale rispetto ai 519 casi documentati nel 2021.
La Chiesa in Europa si deve interrogare anche sulle questioni della vita. L’arcivescovo GRUŠAS ha elencato alcuni degli ultimi casi: dalla morte, decretata dai giudici inglesi, della bambina Indi Gregory alla proposta di inserire il diritto all’aborto nella Costituzione in Francia, fino alla legge che ammette l’eutanasia per i bambini in Olanda.
“Il trend europeo – ha denunciato l’arcivescovo – sembra ormai definito, in un piano inclinato che porta sempre più da una cultura della vita ad una cultura della morte”. Il presidente del CCEE ha delineato l’impegno dei vescovi ad impegnarsi per “una nuova cultura della vita, che includa la cura del non nato, del concepito, del malato terminale, ma anche del povero, del migrante forzato, e di tutte le vittime che ci troviamo di fronte. Saremo una ‘Europa samaritana’ solo se sapremo parlare ad una sola voce su questi grandi temi che ci interrogano”.
Nella prolusione, il presidente del CCEE guarda anche alle sfide generate con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, cui si deve guardare con meraviglia, ma senza mettere da parte la visione etica perché sia una scienza per l’uomo e non contro l’umano.
In conclusione, l’arcivescovo GRUŠAS ha chiesto di affrontare tutte le sfide “con uno spirito europeo e cristiano che da troppo tempo sembra essere diventato preda di interessi nazionali”, e ha ricordato che “il cammino ecumenico e il lavoro con le Chiese sorelle saranno cruciali in questo percorso. Siamo convinti, oggi più che mai, che la visione cristiana possa davvero contribuire ad una vera civiltà dell’amore”.
In allegato il testo completo dell’introduzione del Presidente Grušas.
Foto: Archidiocese of Malta- Ian Noel Pace