Si è svolto a Tirana, dal 9 all’11 giugno, l’annuale incontro degli Addetti stampa e Portavoce delle Conferenze episcopali d’Europa. Al centro dei lavori “l’impegno per la pace e il cammino sinodale”: insieme per riflettere sulle sfide che attendono la Chiesa a causa del conflitto in Ucraina e alla luce del percorso sinodale avviato da Papa Francesco.
Ad accogliere i 35 responsabili della comunicazione delle Chiese europee che hanno raggiunto la capitale albanese per questo primo incontro in presenza dall’inizio della pandemia, S.E. Mons. Luigi Bonazzi, Nunzio apostolico in Albania, che nel suo intervento ha presentato la storia recente e la situazione attuale della Chiesa cattolica albanese.
S.E. Mons. Gintaras Grušas, Arcivescovo di Vilnius e Presidente del CCEE, introducendo i lavori ha parlato del momento molto delicato che stiamo vivendo in Europa: “prima la pandemia dovuta al Covid-19 che ha condizionato la vita di tutti in questi due anni e continua ad avere effetti negativi non solo a livello economico e sociale ma anche sulle nostre relazioni e attività quotidiane. Poi, quando il Covid stava allentando la presa e in ogni Paese si guardava con ottimismo al futuro, è scoppiata la guerra in Ucraina”. E condannando ancora una volta l’aggressione russa, ha espresso la vicinanza dei vescovi europei e delle comunità cristiane al popolo ucraino e rinnovato l’appello di tutta la Chiesa ai Responsabili delle Nazioni perché si impegnino per far tacere le armi.
A proposito del Sinodo sulla sinodalità, il presidente Grušas ha parlato delle tante attese presenti sia all’interno che all’esterno della Chiesa e del ruolo importante affidato alla comunicazione: “a voi, per primi, il compito di far conoscere quello che sta avvenendo in questa fase e, alla fine del sinodo, di presentare al meglio gli esiti di questa consultazione ecclesiale”. Sottolineando che questo incontro è il primo di tre momenti di condivisione, a luglio l’incontro dei Segretari generali e a ottobre quello dei Presidenti, ha definito preziosi i contributi e gli interventi “di questi giorni che ci permettono di avere informazioni dalle singole Conferenze episcopali e anche uno scambio proficuo in vista dell’Assemblea sinodale continentale”. Infine, ha dato appuntamento a Praga, dal 5 al 12 febbraio 2023, per la fase continentale del Sinodo alla quale il CCEE sta già lavorando.
Per cercare di comprendere meglio l’attuale situazione e riflettere sulle sfide che l’Europa dovrà affrontare dopo la guerra in Ucraina, Padre Giulio Albanese, missionario comboniano, giornalista e scrittore, ha offerto “un’analisi tematica delle grandi questioni globali in questo primo segmento del Terzo Millennio, alla luce di quanto sta avvenendo nell’Europa Orientale e non solo. Inoltre, tenteremo di individuare dei percorsi di riscatto per le nostre comunità ecclesiali, con l’intento dichiarato di agire per la causa del Regno di Dio, dando voce a chi non ha voce”.
Di fronte all’attuale congiuntura geopolitica internazionale, le chiese in Europa non possono rimanere indifferenti: “s’impone una radicale riforma per contrastare le diseguaglianze ed ogni forma di imperialismo”. Da qui alcuni suggerimenti:
- “anzitutto, occorre un salto di qualità, passando dall’assistenzialismo (non necessariamente benemerito) all’affermazione di un impegno capace di realizzare il vero progresso dei popoli”;
- “mai come oggi, facendo tesoro dell’illuminato magistero di papa Bergoglio, occorre parlare di «fraternità universale», promuovendola e contrastando così il pensiero debole dei fautori dei nazionalismi o sovranismi che dir si voglia, nella cristiana certezza che l’umanità ha un destino comune. Una missione che non solo è decentrata in periferia, ma che esige scelte davvero coraggiose, all’insegna della collegialità”;
- “come molti ricorderanno, papa Francesco, nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, afferma che ‘la politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune’”;
- “occorre definire delle strategie che consentano al magistero sociale della chiesa di entrare a pieno titolo nella pastorale ordinaria delle chiese locali; poco importa se in Asia, Africa, Europa, Oceania o Americhe. La sensazione è che vi sia un cortocircuito tra quello che viene predicato in chiesa, insegnato ai catecumeni, raccontato ai laici e la cosiddetta dottrina sociale incentrata su solidarietà, sussidiarietà, bene comune e valore della vita umana”.
La Prof.ssa Nataša Govekar, direttore della Direzione Teologico – Pastorale del Dicastero vaticano per la Comunicazione, ha introdotto il secondo tema dell’incontro, quello del Sinodo: “Verso la XVI Assemblea Generale: in cammino con il Popolo di Dio”.
‘Comunicazione’ ed ‘Europa’ i due termini alla base della sua riflessione sul cammino dei cristiani in Europa. Una vera comunicazione non può prescindere dalla testimonianza, ha detto la Govekar, e citando Papa Francesco al conferimento del premio Carlo Magno, ha aggiunto: “Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici dell’Europa”.
La chiamata alla sinodalità si colloca nel riscoprire l’altro come persona e nel senso di appartenenza ad una comunità: “persona e comunità sono dunque le fondamenta dell’Europa che come cristiani vogliamo e possiamo contribuire a costruire”.
Necessario è l’esercizio dell’ascolto che è il primo segno della carità fraterna. L’ascolto ha il potere di risvegliare la fiducia tra le persone. “Per essere ‘Chiesa in uscita’ abbiamo bisogno tutti quanti di accettare questa sfida dell’ascolto, abbiamo bisogno che ognuno di noi cristiani accetti di uscire da sé stesso, di essere proteso verso l’altro con l’orecchio del cuore”.
E ha concluso: “lo scopo del sinodo sulla sinodalità è imparare a camminare insieme. … Mettersi a camminare chiede una certa fatica e può non piacere, almeno non subito. Ma è la condizione per vivere come Chiesa sana, Chiesa in uscita, Chiesa in ascolto, Chiesa sinodale”.
La sua relazione ha aperto la fase di condivisione delle esperienze nazionali con gli interventi dei partecipanti che hanno presentato il lavoro sul Sinodo fatto nelle rispettive Conferenze Episcopali.
Il quadro emerso è ampio e arricchente. Molti i luoghi di incontro sinodale: chiese, oratori, scuole, centri culturali, piazze, palestre, abitazioni private. Diverse anche le metodologie usate per gli incontri: questionario, piccoli gruppi, assemblee più grandi, gruppi di famiglie. Fra i temi emersi negli incontri sinodali: il ruolo della donna nella Chiesa; la partecipazione dei laici alla vita della Chiesa; la gestione del potere decisionale; l’inclusione dei gruppi ‘marginali’.
Le conclusioni sono state affidate a S.E. Mons. Nuno Bràs, vescovo di Funchal e responsabile della Sezione Comunicazione sociale della CCEE: “in questi giorni, è emersa forte tra noi l’esigenza di essere presenza di Dio: non possiamo solo lamentarci, dobbiamo dare testimonianza. La guerra crea in tutti la domanda ‘dove è Dio?’ E noi come cristiani non possiamo non essere Sua presenza, Sua testimonianza, non possiamo non essere la speranza, e portare la nostra solidarietà al popolo martoriato dell’Ucraina”.
E ancora, la Chiesa ha il dovere di conciliare questa emergenza della guerra con il percorso sinodale: “la sinodalità è soprattutto ascolto dell’altro, e non solo con l’orecchio ma col cuore, aperto e disponibile all’altro e a quanto sta vivendo, drammi, attese e speranze. Possiamo dire veramente che la guerra ci risveglia alla sinodalità, ad una sinodalità effettiva, fatta di parole ma soprattutto di atteggiamento nei confronti di chi ci sta affianco”.
Nei giorni del convegno, sono stati tanti anche i momenti di incontro e scambio con i vescovi albanesi: quello con S. E. Mons. Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari-Pult e Presidente della Conferenza Episcopale Albanese, che ha guidato i partecipanti nella visita al museo e alla cattedrale di Scutari; la celebrazione dell’Eucaristia con S.E. Mons. Gjergj Meta, vescovo di Rrëshen e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Albanese e con S.E. Mons. Arjan Dodaj, arcivescovo metropolita di Tirana-Durazzo.
In allegato, gli interventi dei relatori.