Dal 12 al 14 novembre si è tenuto l’incontro della Sezione Migrazioni e Rifugiati della Commissione per la Pastorale Sociale del CCEE, a Szombathely (Ungheria).
Il tema dell’incontro è stato “Liberi di scegliere se migrare o restare”, proponendo una riflessione approfondita sul significato e le possibilità della libertà al momento di decidere se iniziare un percorso migratorio oppure se restare nella propria terra, come prospettato da Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno.
I lavori sono stati aperti dai membri della Commissione per la Pastorale Sociale: l’Arcivescovo Bohdan Dzyurakh, Esarca per i fedeli greco-cattolici ucraini in Germania e Presidente della Commissione; il Card. Anders Arborelius, Vescovo di Stoccolma e Responsabile della Sezione Migranti e Rifugiati; il Vescovo della diocesi di Szombathely e Responsabile della Sezione Pastorale Sociale della Commissione, S.E. Mons. János Székely. Ai loro interventi sono seguite le parole di saluto del Nunzio Apostolico in Ungheria, S.E. Mons. Michael Wallace Banach, e le parole di benvenuto del sindaco della città di Szombathely, dr. Nemény András.
Nella sua relazione il Prof. Aldi Skoda, docente di teologia presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma, ha presentato le linee principali della riflessione sul tema. Partendo da una considerazione sull’aspetto demografico delle migrazioni, che secondo dati recenti coinvolge prevalentemente i giovani, il prof. Skoda ha ribadito gli elementi essenziali e necessari per un corretto approccio pastorale. Ha poi fatto il punto sulle conseguenze della disinformazione e del rischio che rappresenta l’uso politico e ideologico delle migrazioni. In seguito, ha elencato alcune delle devastanti conseguenze dei canali illegali di migrazione e il ruolo della criminalità organizzata. Una ferita del nostro tempo è lo stigma sociale e antropologico delle migrazioni, che portano a dimenticare che ogni persona che migra ha una storia, una originalità, una personalità propria. All’invito a passare dall’ideologia alla teologia nell’affrontare le sfide delle migrazioni, il prof, Skoda ha aggiunto la necessità di un maggiore impegno per riscoprire la natura relazionale e qualitativa dell’incontro con le persone, siano migranti o rifugiati, per vincere le paure e far prevalere la fraternità, che costruisce comunità forti e accoglienti.
In seguito, P. Fabio Baggio, Sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (Vaticano), ha presentato le molteplici iniziative di studio e di intervento concreto promosse dalla Sede Apostolica, molte delle quali con il diretto interessamento di Papa Francesco, che invita a costruire il futuro con i migranti e con i rifugiati. Il P. Baggio ha insistito sulla necessità di promuovere un atteggiamento più umano e costruttivo in riferimento ai migranti e ai rifugiati, riscoprendo il nesso che esiste tra migrazioni e sviluppo. Infine, ha segnalato diversi aspetti della pastorale dei migranti che sono stati approfonditi nel percorso di sinodalità che vive la Chiesa cattolica.
La panoramica internazionale per quanto riguarda le migrazioni è stata affidata a Mons. Robert Vitillo, Segretario Generale dell’ICMC (Ginevra). Nella sua presentazione, mons. Vitillo ha segnalato alcune delle sfide che si affrontano a livello internazionale a causa di un aumento del secolarismo e, quindi, di un crescente rifiuto o diffidenza nei confronti dell’operato degli organismi d’ispirazione cattolica. Perciò, ha elogiato la disponibilità e la generosità di tante persone altamente qualificate che continuano a prodigarsi in favore dei migranti e dei rifugiati a livello internazionale, portando con il loro lavoro un messaggio di speranza e fiducia.
I direttori nazionali delle migrazioni presso le diverse conferenze episcopali d’Europa hanno presentato i loro rapporti, illustrando i molteplici impegni assunti a livello locale e ribadendo la ferma volontà di affrontare le sfide odierne con rinnovato impegno.
L’incontro si è concluso con una visita di tutti i partecipanti a una casa per rifugiati gestita dalla diocesi di Szombathely, oltre che ad alcune case di persone appartenenti all’etnia rom, per poi fare una sosta di preghiera nel luogo della nascita di San Martino.
Foto: Sig. Peter Molnar