Ha visitato le città martiri di Irpin e Bucha, ha incontrato i militari feriti. L’arcivescovo Gintaras Grušas di Vilnius, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, è impegnato in questi giorni in un viaggio in Ucraina. Ha preso parte al Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che si tiene a Przemyśl, in Polonia. Da lì, ha varcato il confine, ha incontrato i militari ucraini feriti, ha celebrato messa al termine del pellegrinaggio pan-ucraino di Nostra Signora di Berdychiv e poi si è incontrato con il primo ministro ucraino Denys Shmyhal.
Da subito, il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa ha compreso la situazione in Ucraina, mettendo in guardia dalle drammatiche tensioni in un appello all’Europa diffuso dalla presidenza del CCEE il 21 gennaio 2022, ad un mese dall’inizio dell’aggressione russa (https://www.ccee.eu/wp-content/uploads/sites/2/2022/01/Lappello-del-CCEE-per-Ucraina-IT.pdf). Gli episcopati europei si sono poi stretti in una rete di solidarietà per aiutare le vittime della guerra. La presenza del presidente del CCEE in territorio ucraino vuole essere un segno concreto di vicinanza, mentre le speranze di pace sembrano ancora lontane.
Parlando con Vatican News, l’arcivescovo Grušas ha notato che “i lituani hanno una visuale molto ravvicinata, autentica della situazione. Siamo sopravvissuti al comunismo, e i metodi che vediamo qui in Ucraina sono molto simili a quelli usati alla fine della Seconda Guerra Mondiale. A partire dalla deportazione delle persone. Mi ha colpito il numero degli ucraini deportati in Russia, fino in Siberia. Lì le persone furono deportate dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non dobbiamo dimenticare questa lezione storica”.
Il presidente del CCEE ha anche spiegato che “come Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, partecipiamo a un gruppo di lavoro che studia e risponde a varie sfide legate alla situazione dei rifugiati, cerchiamo anche di organizzare e fornire assistenza pastorale per i rifugiati. I sacerdoti cercano modi per servire anche coloro che sono al di fuori della loro Chiesa, perché non si tratta solo di cattolici, ci sono molti ortodossi che cercano anche aiuto per guarire internamente dai traumi causati da esperienze molto difficili. Pertanto, noi lituani, ma anche l’intera Europa, stiamo cercando di rispondere a questa situazione, tutte le Conferenze episcopali sono consapevoli della loro responsabilità nei confronti delle persone che sono arrivate nei territori che sono sotto la loro cura pastorale”.
L’incontro con il presidente del Consiglio Shmyhal
Il 18 luglio, l’arcivescovo Grušas, su iniziativa della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha incontrato il presidente del Consiglio ucraino Denys Shmyhal. Questi ha ringraziato il popolo lituano e i cattolici lituani per il sostegno all’Ucraina, ha messo in luce il ruolo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina nel servire la popolazione in guerra, ha affermato che è importante che i cattolici in Europa e nel mondo conoscano la verità su ciò che sta accadendo in Ucraina”.
Da parte sua, l’arcivescovo Grušas ha assicurato che i cattolici d’Europa pregano per l’Ucraina e questa preghiera unisce tutti i vescovi del mondo, perché la comunità comprende non solo i cattolici dell’Unione Europea, ma anche di altri paesi, in particolare quelli post-sovietici.
“La preghiera, da un lato, è una manifestazione di solidarietà e, dall’altro, è uno dei modi per sostenere e risvegliare la sensibilità dei cattolici in Europa alla tragedia che sta accadendo sul territorio dell’Ucraina”, ha detto il presidente dei vescovi europei.
Durante l’incontro, si è parlato anche dell’accoglienza e del sostegno agli sfollati e deli aiuti umanitari forniti dalla Chiesa. È stato firmato anche un accordo tra Caritas lituana, Caritas ucraina (della Chiesa cattolica di rito latino) e Caritas-Spes (della Chiesa Greco Cattolica Ucraina).
Il dialogo ha anche affrontato le sfide del prossimo autunno inverno, e si è parlato anche del lavoro congiunto che punta a garantire che Papa Francesco possa effettivamente visitare l’Ucraina.
L’incontro con il Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina
Il 15 luglio, parlando al Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, il presidente del CCEE ha ricordato il dramma della deportazione in Siberia, che avviene ancora oggi come succedeva dopo la Seconda Guerra Mondiale. “Gli orrori dello stare sotto la croce – ha detto – continuano ad essere conosciuti nel mondo di oggi. È proprio nei tempi più difficili che noi cristiani siamo chiamati ad essere segni di speranza, essendoci stata data la promessa della Resurrezione”.
L’arcivescovo Grušas ha sottolineato che “come lituano, comprendo davvero molto l’importanza della lotta per la libertà. Oggi, il mondo libero guarda all’Ucraina come un posto di lotta per la liberà e per la difesa dei valori democratici. Oggi vediamo una nazione fatta di un popolo che dà la sua vita, perché è meglio morire che vivere in cattività e con la dignità calpestata”.
Il presidente del CCEE ha anche messo in luce “le battaglie spiriuali non viste” che imperversano dietro questa guerra, a partire dalla “guerra contro la verità nelle sue varie forme”, inclusa “l’ideologia del russkiy mir con consistente disprezzo della verità attraverso I mass media russi”.
Ma consiste anche in strutture di peccato che non sono esclusive di Russia e Ucraina, ma che si trovano “in ogni società”, e sono “corruzione, mancanza di rispetto per la vita umana incluse le diffuse pratiche di aborto, l’avidità per il denaro e il potere”.
“Siamo tuttti colpevoli di aver contribuito all’assenza di pace nel mondo – ha detto l’arcivescovo Grušas – e come vescovi dobbiamo continuare a chiamare alla penitenza e il rinnovamento in ogni società in Europa e in tutto il mondo”.
La visita al santuario di Berdychiv
A Berdychiv c’è una icona mariana, incoronata più di 250 anni fa, mentre il pellegrinaggio di sei giorni verso il santuario è organizzato sin dal 1992, e vede la partecipazione di moltissimi ucraini.
L’arcivescovo Grušas ha celebrato la Messa di fine pellegrinaggio lo scorso 17 luglio. Nella sua omelia, il presidente del CCEE ha ricordato ai fedeli di partecipare quest’anno “in maniera speciale, perché la vostra Chiesa celebra l’Anno della Croce, ma anche la vostra nazione ha sperimentato la sofferenza di una guerra di aggressione con molte sofferenze e atrocità che la guerra porta con sé – i morti, crimini di guerra, i milioni che sono stati forzati a lasciare le case”.
L’arcivescovo ha detto di conoscere il dramma delle famiglie separate, perché anche i suoi genitori rimasero separati per 17 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, senza sapere per 12 anni se erano sopravvissuti.
Oggi – ha concluso l’arcivescovo – “mentre ci raccogliamo ai piedi della madre, affidiamo le nostre vite e tutta l’Ucraina alla Madonna di Berdychiv, la Madonna del Carmelo. Con la speranza dei profeti e la speranza del compimento delle promesse di Dio, preghiamo per la misericordia di Dio e la pace”.
Foto: Oleksandr Savranskyi