Al cardinale Robert Francis Prevost, prefetto del dicastero per i vescovi, è stata affidata la relazione principale dell’Assemblea plenaria dal titolo: “La dimensione evangelizzatrice e missionaria della Chiesa in Europa”.
Una riflessione sul “futuro della fede cristiana in Europa”, quella del prefetto dei vescovi fatta alla luce della persona di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo: “il mistero dell’incarnazione ha innescato una rivoluzione. Papa Francesco l’ha definita “la rivoluzione della tenerezza” (Evangelii Gaudium, 88). L’incarnazione è quindi una fonte inesauribile di grazia e verità”.
E ha continuato: il futuro della fede sta nella presenza di persone che credono nel loro cuore in Gesù Cristo incarnato. Un meraviglioso e grande segno di questa verità si realizza nel culto eucaristico. “La luce della fede risplende quando il culto eucaristico è degnamente celebrato con fede e devozione. Finché ci sarà l’Eucaristia, finché il Banchetto del Signore sarà celebrato con amore, ci sarà un futuro per la fede perché troviamo Gesù incarnato nell’Eucaristia”.
Parlando del ruolo della Chiesa, comunità di credenti che mediante il battesimo sono resi partecipi del mistero pasquale di Cristo, ha sottolineato che “Il futuro della fede non è una questione di numeri, ma di amore. Non ci saranno più cristiani in futuro o in qualsivoglia momento perché siamo riusciti a trovare la risorsa pubblicitaria o di marketing più efficace, ma perché abbiamo veramente imparato ad amare e non abbiamo avuto paura di metterlo in pratica. Per questo motivo, il nostro agire non può essere ispirato ai criteri di una campagna di proselitismo. Piuttosto, dobbiamo sempre lasciarci muovere e sospingere dalla carità”.
La nostra preoccupazione per il futuro della fede in Europa è quindi la preoccupazione di essere sempre più vicini alla gente, soprattutto a coloro che rappresentano la carne sofferente di Cristo. Il mistero dell’incarnazione che rende possibile l’Eucaristia e la Chiesa, rende possibile anche l’identificazione di Cristo nei poveri. Gesù Cristo si è incarnato e questo mistero raggiunge la carne di tutti coloro che soffrono: i poveri, gli affamati, i migranti, i malati, i disoccupati, coloro che soffrono per la guerra.
Infatti, “il problema del futuro della fede in Europa riguarda anche il modo in cui stiamo affrontando il flagello della guerra che affligge popoli fratelli dalla prospettiva della fede. La pace non è solo il risultato di un vincitore nel conflitto; molto di più, la pace è il risultato di aver accolto nel cuore colui che sa come portarla veramente (Gv 20,21). Evangelizzare quando c’è un mondo in guerra significa lavorare per la pace. Ricordiamo le parole del Signore: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9)”.
“Il futuro della fede in Europa è in definitiva una questione di dedizione agli altri, fondata sulla fede in Gesù Cristo incarnato e sul modo in cui Cristo stesso ci ha insegnato”.
Sulla dimensione della sinodalità alla luce della Praedicate Evangelium, in modo particolare sulle “conseguenze e implicazioni per le Conferenze Episcopali e gli Organismi Continentali”, si è soffermato il Prof. Josef Sayer, teologo pastoralista. L’obiettivo è quello di presentare le prospettive centrali della Praedicate Evangelium, prospettive che sono importanti per le Conferenze episcopali e per la Chiesa universale.
Papa Francesco fin dall’inizio sottolinea che la sua Costituzione non è solo una compilazione arbitraria di regole canoniche per la Curia. Con questa Costituzione egli si preoccupa di realizzare la missione fondamentale della Chiesa verso gli uomini. La riforma della Curia deve essere orientata verso l’orizzonte di annunciare il Vangelo, testimoniare la misericordia di Dio, mettersi nella vita degli altri, scegliere l’opzione per i poveri e i sofferenti. Nel preambolo della Costituzione è presente un orientamento verso una Chiesa sinodale – di reciproco ascolto e apprendimento di tutti da parte di tutti: il popolo fedele, il Collegio episcopale, il Vescovo di Roma. Tutti si ascoltano a vicenda, tutti cercano insieme soluzioni e approcci di un processo di discernimento comune.
Nel documento il tema delle Conferenze episcopali viene trattato prima della Curia romana. Le Conferenze sono intese come comunione dei vescovi che sta al servizio della comunione dei fedeli. Pertanto, sottolinea il prof. Sayer, assistiamo a “un cambiamento di paradigma: se il Papa e i vescovi, in quanto successori degli apostoli, guidano la Chiesa insieme, allora la Curia non può occupare una posizione intermedia tra i due, la Curia non si colloca tra il Papa e i vescovi, ma si pone al servizio di entrambi in un modo che corrisponde alla natura di entrambi”.
Nel documento vengono, poi, stabiliti “tre principi per il servizio della Curia romana: il decentramento sano(lasciare alla competenza dei pastori le questioni che essi conoscono bene per la loro vicinanza e che non incidono sull’unità della dottrina e della comunione); il servizio della Curia alla missione dei vescovi (si tratta di sostenere le iniziative dei vescovi – iniziative per l’evangelizzazione, l’opzione per i poveri e il contributo al bene dell’umanità e della pace); recepire le iniziative delle diocesi e delle conferenze episcopali (si tratta di un compito di raccogliere le iniziative creative ed eccellenti delle Chiese particolari e di metterle a disposizione della Chiesa universale come stimolo ed inspirazione)”.
Il nuovo spirito e la nuova prospettiva risultano dai cambiamenti a livello dei dicasteri. “Il primo cambiamento tocca l’ordine dei dicasteri. In linea con l’importanza dell’evangelizzazione, viene dato il primo posto al Dicastero per l’Evangelizzazione. che è diviso in due sezioni – la prima, di nuova creazione, si occupa delle questioni e delle sfide dell’evangelizzazione a livello mondiale raccogliendo anche le esperienze più significative in questo campo e mettendole a disposizione di tutta la Chiesa. Il Dicastero viene presieduto direttamente dal Papa. Segue al secondo posto il Dicastero per la Dottrina della fede. Al terzo posto si trova un nuovo Dicastero, quello della Carità. Collocando questo Dicastero al terzo posto la preoccupazione teologica di testimoniare la misericordia di Dio e l’opzione per i poveri trova un’espressione visibile e significativa. Nel documento si nota la nuova percezione delle conferenze episcopali, il Dicastero per i vescovi segue la linea di dialogo, collaborazione con le Chiese particolari e le Conferenze episcopali”.
“La Costituzione, infine, attribuisce un’importanza in particolare alle Conferenze episcopali, alle loro associazioni regionali e continentali e così rintraccia le linee guida per una nuova, mutata cooperazione tra la Curia romana, i vescovi e le conferenze episcopali”.