Con la lettura del Messaggio che Papa Francesco ha inviato ai presidenti delle Conferenze Episcopali d’Europa, si è aperta questo pomeriggio l’Assemblea Plenaria del CCEE.
“L’esperienza della pandemia – ha scritto il Santo Padre – ci ha segnato tutti nell’intimo, perché ha intaccato in modo drammatico uno dei requisiti strutturali dell’esistenza, quello della relazionalità tra persone e nella società, sconvolgendo così abitudini e rapporti che hanno modificato anche le condizioni di vita sociale ed economica”.
“La stessa vita ecclesiale – ha continuato Papa Francesco – è stata coinvolta in modo significativo, costringendo a rimodulare la pratica religiosa: molte attività pastorali sono ancora in attesa di assestamento”. E ha aggiunto: “Le comunità cristiane sono chiamate a rileggere spiritualmente ciò che abbiamo vissuto, al fine di apprendere quanto la vita insegna e per discernere prospettive per il futuro”.
35 i presidenti delle Conferenze episcopali nazionali collegati in videoconferenza per partecipare ai lavori e riflettere su “La Chiesa in Europa dopo la pandemia. Prospettive per il creato e per le comunità”. Al centro dei lavori, dunque, la pandemia e i cambiamenti e le ripercussioni che sta provocando, ma anche una riflessione sulle conseguenze religiose, pastorali ed ecologiche a partire dalla lettura che ogni presidente farà della situazione della propria Conferenza Episcopale.
Nel suo saluto ai partecipanti, il Cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, li ha esortati: “Come maestri della fede alla guida di milioni di fedeli in Europa, siamo consapevoli della sfida di rendere testimonianza della Speranza che abita in noi e ci spinge a cercare il modo adeguato, seguendo l’esempio di Papa Francesco, per consolare, incoraggiare, motivare e sostenere tutti gli sforzi per andare avanti insieme senza lasciare nessuno indietro”.
A proposito del “digiuno eucaristico che ha fatto perdere l’abitudine della Messa domenicale”, il prefetto dei vescovi ha, poi, auspicato con forza “una nuova evangelizzazione per far scoprire ai cristiani che l’Eucaristia non è solo l’alimento spirituale per il nostro cammino, ma la nostra testimonianza gioiosa dell’incontro col Risorto, che ci dà lo Spirito di vita e di coraggio nella prova”.
Introducendo i lavori, il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del CCEE, ha spiegato che la crescente emergenza ha suggerito “di puntare la riflessione sul fenomeno che ha investito il pianeta, per darne una lettura sapienziale, per individuare piste di collaborazione ecclesiale che possano essere di aiuto e di stimolo a tutta la società, per offrire un segno di comunione e di speranza per l’intero continente”.
E ha aggiunto: “il nostro pensiero orante va alle molte vittime dell’epidemia, a quanti hanno vissuto l’estremo passaggio senza la presenza dei loro cari. Diciamo la nostra ammirazione al popolo sconfinato di coloro che – medici, personale d’assistenza, forze dell’ordine, gestori dei servizi essenziali, volontari, sacerdoti, religiosi e religiose – hanno fatto sentire con la preghiera, la parola, lo sguardo, il gesto, che una società veramente umana non abbandona nessuno, e che la cura delle persone richiede terapie appropriate, ma non può fare a meno dell’amore e del calore umano e religioso. Il nostro pensiero si allarga: vorremmo che le nostre comunità, i nostri popoli, gli Stati, l’Europa, ci sentissero vicini, Pastori e amici. Ma, lasciateci dire: in questo momento, il nostro cuore vorrebbe raggiungere il mondo intero, e accostarsi – come il samaritano del Vangelo – all’umanità segnata dal flagello invisibile, assetata dell’acqua viva che è Gesù. Per tutti continueremo a pregare, e a portare ogni forma di presenza possibile, segno della grazia di Cristo. Insieme ad ogni persona di retto sentire e di buona volontà, speriamo che la vita sociale e religiosa, del lavoro e dell’economia, delle Nazioni, possa riprendere più vera, più saggia ed efficace”.
“Ci mettiamo al lavoro – ha continuato il presidente dei vescovi europei – per discernere come Cristo, luce delle genti, possa sempre più risplendere sul volto della Chiesa, consapevoli che il Vangelo genera civiltà, cultura, bellezza da duemila anni, e che nel Verbo incarnato si manifesta in pienezza il volto del Dio-Amore e, di conseguenza, il volto della dignità umana. Noi crediamo – come afferma Papa Francesco – ad una Europa che sia una famiglia solidale, sussidiaria, rispettosa dei diversi popoli, sapendo che il Vangelo continua ad essere contributo inesauribile per edificare una Civitas terrena che non sia ripiegata e implodente, ma aperta oltre sé stessa, con i piedi sulla terra e lo sguardo nel Cielo”.
Un sogno europeo, quello indicato dal Cardinale Bagnasco, che vede l’Europa non “primariamente come un’organizzazione, ma – potremmo dire – una “entelechia” vivente, cioè uno spirito operante, uno scopo non sovrapposto ma intrinseco alla sua stessa realtà. Il Vangelo segna non solo il suo venire alla luce, ma il suo stesso concepimento, è il principio che specifica e unifica, che valorizza e porta a sintesi ogni contributo autentico. Questa origine porta con sé il sigillo dell’universalità, che non può mai essere predominio ma servizio alle genti”, augurandosi con le parole di sant’Agostino “che ogni essere umano ritrovi quel Dio, dal Quale allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi è risorgere, nel Quale rimanere è stare saldi, al Quale ritornare è rinascere, nel Quale abitare è vivere”.