Martedì scorso, 14 giugno, 28 Presidenti e delegati delle Conferenze Episcopali d’Europa si sono dati appuntamento online per alcuni aggiornamenti sulla situazione della guerra in Ucraina e per riflettere insieme sul ruolo della Chiesa cattolica in Ucraina nell’attuale contesto di guerra.
L’incontro è stato aperto da S. E. Mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del CCEE, che ha ricordato la vicinanza dei vescovi e delle comunità ecclesiali di tutta Europa al popolo ucraino. In modo particolare, ha rievocato il giorno della preghiera di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria fatta da Papa Francesco alla quale si sono uniti i vescovi europei e l’iniziativa quaresimale che ha visto i presidenti delle Conferenze episcopali nazionali celebrare la Messa, a turno ogni giorno di Quaresima, per le vittime della pandemia e per i morti della guerra in Ucraina. Il sangue degli Ucraini grida giustizia e pace, ha aggiunto Mons. Grušas, dobbiamo fare tutto il possibile perché questa guerra sia fermata al più presto. Che il mondo non dimentichi tutto questo, non abituiamoci alla guerra, lavoriamo insieme per la pace. L’esempio di molte famiglie che hanno aperto le proprie case per accogliere i tanti rifugiati ucraini, ci scalda il cuore; è per le nostre Chiese una chiamata ad essere sempre più accoglienti e misericordiosi e un invito a pregare per la conversione dei popoli e delle nazioni.
A raccontare la sofferenza del popolo ucraino sono stati i due presidenti dei vescovi ucraini. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Presidente del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Ucraina Greco-Cattolica, ha ringraziato tutti i presenti per i messaggi di solidarietà, per le visite fatte in Ucraina e per gli aiuti inviati: il popolo ucraino si sente consolato dalla vicinanza, dall’attenzione e dalla preghiera della Chiesa in un momento così difficile e questo aiuta a vincere la paura di essere abbandonati.
6 milioni di Ucraini hanno lasciato il paese per trovare rifugio nelle nazioni confinanti mentre le chiese in Ucraina sono diventate, per chi resta, centri di accoglienza, di servizio sociale, di riparo e protezione dai missili, senza venir meno, grazie all’impegno dei preti, al suo servizio di assistenza spirituale.
S.E. Mons. Mieczysław Mokrzycki, Presidente della Conferenza dei Vescovi Romano-Cattolici d’Ucraina, si è unito alle parole di gratitudine di Sua Beatitudine. Portiamo il peso della sciagura che si è abbattuta sulla nostra patria -ha detto il presule- che, poi, ha ricordato come l’attuale situazione duri da diversi anni, dal 2014, e che negli ultimi tempi ha acquisito l’aspetto della distruzione e morte.
Dopo aver espresso un grazie speciale alla Polonia e alla Caritas polacca per il grande aiuto umanitario e per l’accoglienza di quasi 3 milioni di profughi ucraini, ha raccontato il grande lavoro di volontariato che si sta facendo nell’accogliere a Leopoli chi è in cammino per raggiungere i paesi vicini e con il centro logistico per inviare aiuti in tutte le zone di guerra. Insieme al lavoro di sostegno spirituale per coloro che sono rimasti e per chi parte per il fronte.
Diversi gli interventi dei partecipanti all’incontro che, oltre a esprimere la vicinanza delle rispettive comunità ecclesiali al popolo ucraino, hanno raccontato quanto si sta facendo nelle proprie nazioni per accogliere al meglio chi scappa dalla guerra e per favorire l’integrazione soprattutto di donne e bambini. In ogni nazione, per esempio, tutti i giorni si prega per la pace. In Inghilterra, si è scelto di accogliere gli Ucraini soprattutto nelle famiglie. In Slovenia, una famiglia di sei persone vive nella casa del presidente dei vescovi sloveni insieme a lui. Sempre in Slovenia è stata raccolta la somma record (la più alta nella storia delle raccolte nazionali) di 3 milioni di euro a favore dell’Ucraina. In Moldavia sono state accolte più di 1200 famiglie e si lavora per garantire l’assistenza alle partorienti e ai neonati: in questo periodo sono nati 812 bambini ucraini. In Scozia si lavora alla protezione dei minori non accompagnati e, insieme ad altre organizzazioni, si offre alloggio alle famiglie e ai gruppi. In Svizzera si prega per la pace, anche a livello ecumenico, e si lavora all’accompagnamento e all’assistenza spirituale dei rifugiati.
Don Luis Okulik, Segretario della Commissione Pastorale sociale del CCEE, ha presentato l’iniziativa CR4U (Catholic Response for Ukraine).
Questo gruppo di lavoro, costituito dai rappresentanti delle organizzazioni di ispirazione cattolica per coordinare le azioni sul campo ed elaborare un piano strategico condiviso, è impegnato in cinque aree tematiche:
- aiuti umanitari [Caritas Internationalis, Caritas Europa, JRS, ICMC, Sovrano Ordine di Malta];
- advocacy [COMECE, ICMC, JRS, Caritas Internationalis, Caritas Europa];
- raccolta dati [ICMC, JRS, Sovrano Ordine di Malta, Caritas Internationalis, Caritas Europa];
- assistenza religiosa [CCEE, Conferenze Episcopali d’Europa, Unioni dei Superiori Maggiori];
- comunicazioni [Caritas Internationalis, ICMC, JRS, COMECE, CCEE, Caritas Europa].
Al CCEE è stato affidato il coordinamento della cura pastorale in modo da assicurare la presenza di agenti pastorali (sacerdoti, religiosi e laici) in collaborazione con le Conferenze Episcopali d’Europa.
Al termine dell’incontro, il presidente Grušas, che si recherà in visita in Ucraina dal 15 al 20 luglio prossimi, ha ringraziato tutti per la partecipazione e in modo particolare i vescovi ucraini per gli sforzi che stanno facendo per aiutare tutti.
Rinnovando l’appello dei vescovi europei ai Responsabili delle Nazioni perché si impegnino a fermare questa guerra, ha esortato le Chiese che sono in Europa a continuare a pregare e lavorare per la pace, a essere un esempio concreto di carità aprendo i cuori e le case per accogliere chi scappa dalla guerra, riscoprendosi fratelli tutti.