Dal 1 al 4 luglio si è svolto a Birmingham il 47° incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa. Ad accogliere i 40 partecipanti provenienti da 27 Conferenze Episcopali, il rettore e i seminaristi del St. Mary’s College Oscott di Birmingham, proprio nel giorno in cui Papa Francesco ha annunciato la data di canonizzazione del beato card. John Newman che qui ha ricevuto la cresima dopo la sua conversione al Cattolicesimo e qui ha predicato il sermone della “seconda primavera” nel 1852 in occasione dell’instaurazione della gerarchia cattolica in Inghilterra.
Al centro della riflessione il rapporto tra la dimensione gerarchica e carismatica nella Chiesa.
Dopo i saluti iniziali di S.E. Mons. Edward Joseph Adams, Nunzio Apostolico in Gran Bretagna, di S.E. Mons. Bernard Longley, Arcivescovo di Birmingham e del Card. Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster e Vice-Presidente del CCEE, è stato don Martin Michalíček, Segretario Generale del CCEE, a introdurre il tema dell’incontro che prende spunto dal documento della Congregazione per la Dottrina della Fede “Iuvenescit Ecclesia” del 2016.
A parlare della dimensione carismatica della Chiesa, è stata invitata la Dott.ssa Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, che nel suo intervento dal titolo “Profilo petrino e profilo mariano: insieme per una nuova Pentecoste” ha ricordato che esiste «coessenzialità tra doni gerarchici e doni carismatici nella Chiesa. Suscitati dal medesimo Spirito, essihanno ambedue la stessa origine e lo stesso scopo, pur nella diversità dei ruoli e dei compiti» e che occorre trovare le modalità operative per coniugare, nella prassi, le due dimensioni: i «Movimenti e in genere le Comunità che nascono da un carisma, abbiamo bisognodi vivere ben innestati nell’insieme della compagine ecclesiale di cui facciamo parte, e di coltivare un fecondo interscambio con tutte le altre realtà. Ma anche la Chiesa locale, le diocesi e le parrocchie, penso, hanno bisognodi aprirsi alla ricchezza e varietà dei carismi che portano nel loro seno».
Co-essenzialità ma anche sinodalità e reciprocità, ha sottolineato ancora Maria Voce, che portano necessariamente a uscire, a proiettarsi fuori, superando la tentazione dell’autoconservazione: «assicurare l’ecclesialità dei carismi non dovrebbe significare relegarli all’interno della Chiesa, ma piuttosto spingerli verso l’esterno, ciascuno secondo la propria specificità. Non si tratta di fare tutti insieme la stessa cosa, stando fermi “a casa”, ma di metterci in cammino nelle direzioni più diverse, animati dalla comune ansia di arrivare fino ai confini della terra».
Infine, soffermandosi su una prospettiva particolarmente cara a Chiara Lubich, ha indicato il profilo mariano della Chiesa quale dimensione che «ci insegna come dar vita a una pastorale autenticamente generativa».
L’arcivescovo emerito di Southwark,S.E. Mons. Kevin McDonald, già Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha tenuto la seconda relazione su “Carisma e Istituzione: questioni e orizzonti”.
Il suo intervento prende il via da quanto Papa Francesco ha detto sul rinnovamento carismatico cattolico, negli statuti Charis, perché apre ad alcune prospettive teologiche e culturali molto rilevanti a riguardo: «Papa Francesco ha avuto l’esperienza personale e diretta del Rinnovamento Carismatico dai tempi in cui era Arcivescovo di Buenos Aires e quel contesto ha significativamente influenzato la sua percezione del Rinnovamento. Ha descritto il Rinnovamento come “una corrente di grazia ecumenica”. Questo è cruciale. Per lui il Rinnovamento Carismatico è una realtà e un dono intrinsecamente ecumenici, e dico questo per segnalare fin dall’inizio che il nostro argomento ha una chiara dimensione ecumenica».
Il rinnovamento carismatico è dunque una grazia ecumenica. Un dono riversato su tutti i cristiani e quindi una grazia che dovrebbe riunire i cristiani, che dovrebbe spingere alla riconciliazione tra comunioni cristiane separate: «una dimensione integrale del Rinnovamento Carismatico, consiste nel riconoscere i doni l’uno dell’altro e precisamente perché questa è una dimensione del progresso verso la pace nel mondo. E questo, naturalmente, è vero in Europa come in qualsiasi parte del mondo».
Nella sua analisi di “Iuvenescit Ecclesia” fa riferimento al Concilio Vaticano II e a alcuni saggi scritti nel decennio dopo il Concilio per affermare che questo tema non può essere trattato semplicemente come un problema interno alla Chiesa cattolica perché, quando si affronta la questione dei carismi, gli orizzonti si allargano.
E conclude: «la parola chiave deve essere sicuramente il discernimento di cui parla molto Papa Francesco. Il discernimento dei doni all’interno della Chiesa è vitale, ma il discernimento deve essere esercitato anche in relazione ai più ampi orizzonti culturali e religiosi che formano il mondo globalizzato in cui viviamo».
I lavori sono, poi, proseguiti con la presentazione delle attività delle quattro Commissioni del CCEE (Evangelizzazione e Cultura, Famiglia e Vita, Giovani, Pastorale Sociale) svolte nell’ultimo anno.
Ampio spazio, infine, ha avuto lo scambio di esperienze e la condivisione di informazioni da parte dei Segretari Generali che hanno raccontato le attività svolte nelle singole Conferenze Episcopali e presentato gli impegni in calendario per il prossimo anno.