“Gli uomini non hanno bisogno delle doti umane dei pastori, ma piuttosto della calda amicizia di Dio che deve abitare in noi”, è quanto ha scritto il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente del CCEE, in un messaggio fatto pervenire ai partecipanti al Congresso Europeo dei delegati nazionali per la pastorale vocazionale in corso a Tirana fino al prossimo 3 marzo.
Ricordando la situazione delle vocazioni in Europa dove si constata “una certa diminuzione di vocazioni al Sacerdozio e alla vita religiosa”, il Presidente del CCEE ha invitato gli oltre cinquanta partecipanti a “pensare alle mutazioni in atto, per adeguare la nostra pastorale tenendo fermi i pilastri della vocazione, della formazione, della missione sacerdotale e della missione dei religiosi e religiose”. Per il Cardinale di Genova, Dio continua a chiamare anche oggi “ma sembra aumentata una certa sordità generale per tutto ciò che richiede un per sempre! Inoltre, la voce sottile di Gesù non fa frastuono e non si impone, richiede attenzione, capacità di silenzio e di attenzione. Spesso sembra essere soffocata da altre voci”.
Ai delegati nazionali delle Conferenze Episcopali riuniti per scambiare intorno alle proposte vocazionali messe in campo dalle rispettive Conferenze episcopali e fare il punto sul documento vaticano In Verbo Tuo*, il Cardinale ha ricordato come la diminuzione delle vocazioni non è un affare di pochi addetti ai lavori ma “rappresenta una sfida anche per l’intera comunità cristiana”.
E allora cosa fare? Per il Presidente del CCEE “il primo modo per reagire alla sfida è – insieme alla preghiera più intensa – una riscoperta della preziosità insostituibile del Sacerdozio, della sua bellezza, del suo fascino. Quando un presbitero o una persona consacrata vive quello stare con Lui, cuore a cuore in modo radicale, allora ogni sua parola, gesto, sacrificio, sprigiona una luce e una bellezza che – nonostante povertà e peccati – lascia trasparire il volto del grande Pastore. La disponibilità all’accompagnamento spirituale dei giovani deve avere un posto particolare nel loro ministero. Dobbiamo incoraggiare i nostri sacerdoti stando con loro accanto a Lui. Dobbiamo incoraggiare le famiglie cristiane perché non abbiano timore di perdere i figli se chiamati e affinché preghino il Signore per avere la grazia di una vocazione nel loro seno. Dobbiamo incoraggiare le parrocchie, i movimenti, le associazioni, i gruppi giovanili, affinché – nelle forme adeguate – facciano brillare la proposta anche del sacerdozio e della vita consacrata”.
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